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Ricordi dell’insegnamento giuridico del Prof. Aldo Petrucci in Cina


Prefazione dell’Autore

 

 

è un grande onore per me accettare l’invito del caro amico e collega Prof. Xu Guodong, Direttore dell’Institute of Roman Law della Law School dell’Università di Xiamen, di redigere una prefazione alla raccolta di scritti che racchiudono le conferenze e lezioni da me tenute presso Atenei della Repubblica Popolare Cinese nel ventennio 1993 – 2013. Nello stesso tempo, però, è anche fonte di un profondo imbarazzo, dal momento che non fa parte del mio costume autocelebrarmi, spettando il giudizio sulla validità e fondatezza delle mie idee ai lettori e/o uditori. Mi limiterò pertanto a ripercorrere con la memoria i vari momenti di questa mia esperienza così ricca e significativa sul piano professionale ed umano, senza entrare nel merito dei lavori pubblicati nel presente volume.

Pur avendo cominciato a collaborare con i colleghi della CUPL di Pechino dal 1989, in qualità di ricercatore universitario dell’Università di Roma Tor Vergata sotto la direzione del prof. Sandro Schipani, la mia prima visita in Cina (non solo accademica) ha avuto luogo nell’aprile 1993, quando sono stato chiamato a svolgere un corso di una trentina di ore di diritto privato romano agli studenti di Giurisprudenza di quell’Università, con l’aggiunta anche di un paio di conferenze presso altri Atenei della capitale. Il mio soggiorno si è protratto per sei settimane, con lezioni bisettimanali di tre ore ciascuna. Di quella prima esperienza mi sono rimasti vivi ricordi, che oggi, a distanza di vent’anni, mi suscitano una grande nostalgia: la vita nell’edificio per professori stranieri all’interno del campus universitario; il contatto continuo con gli studenti durante e dopo le lezioni, poiché anch’essi vivevano nel campus in edifici vicini al mio; il loro entusiasmo per una materia “nuova” insegnata sulle fonti della codificazione giustinianea, che stavamo da poco traducendo in cinese direttamente dal latino; le difficoltà linguistiche durante l’insegnamento necessariamente filtrato dalla traduzione dall’italiano in cinese di giovani colleghi pechinesi, essendo del tutto impraticabile la mediazione di una terza lingua (come l’inglese); la curiosità di tanti docenti della CUPL che non avevano mai viaggiato all’estero ed erano desiderosi di avere notizie sul mondo accademico italiano, spesso immaginato identico a quello nordamericano, quasi come l’espressione di un mondo occidentale visto come un blocco unitario.

Ma le memorie dell’esperienza del 1993 coinvolgono anche l’intera vita della Pechino di allora: i milioni di biciclette in circolazione a fronte di pochissime auto, le imponenti vestigia del passato imperiale, i tanti quartieri storici vicino alla Città Proibita, le prime timide aperture di centri commerciali (come lo Yensha Center sul ‘terzo anello’), il piacere di andare in bicicletta o in bus nei mercati e negozi popolari, di frequentare i parchi ed i ristoranti come un pechinese qualsiasi; insomma il tentativo di vivere in quella società da dentro e non da fuori come un turista di un viaggio organizzato.

Visti i risultati positivi (a giudizio dei colleghi cinesi) della prima esperienza, nei tre anni successivi (1994, 1995 e 1996) sono stato sempre invitato a ripetere il corso di diritto privato romano per una durata di cinque settimane presso la stessa Università e a svolgere conferenze presso altri Atenei di Pechino. Le tematiche di quegli anni, che suscitavano maggior interesse nei professori e studenti cinesi attratti dal diritto romano, riguardavano l’approccio agli istituti di diritto commerciale, alcune analogie e differenze tra il sistema di Common law e la tradizione romanistica, i problemi concettuali e terminologici incontrati nella traduzione in cinese dei testi della Compilazione giustinianea. Ciò spiega la scelta degli argomenti trattati in quel periodo.

Nel 1994 si pone, inoltre, un altro evento importante della mia vita accademica in Cina: il primo Congresso internazionale svolto in questo Paese su diritto romano, diritto cinese e futura codificazione del diritto civile cinese. Anche in tal caso i miei ricordi delle attività organizzative, scientifiche e didattiche relative al Congresso si mescolano con i ricordi personali, richiamando alla mente gli intensi sforzi preparatori realizzati in sole tre settimane lavorando anche di notte; le lunghe discussioni che accompagnavano le varie relazioni; i contatti con il mondo diplomatico italiano a Pechino, così diverso e chiuso in una sua ‘splendid isolation’ lontanissima dalla realtà che lo circondava; il coinvolgimento di politici e giudici dei più alti organi giurisdizionali con i rigidi protocolli derivanti dalla loro presenza; la conoscenza di grandi figure di romanisti cinesi (come Zhou Nan) che insegnavano in Università di altre province e di giovani ricercatori (tra cui Xu Guodong) desiderosi di approfondire le proprie conoscenze in questa materia; il lusso delle cene e del cibo servito, lo sfarzo dei locali del Congresso (organizzato in un grande hotel internazionale) ed il loro contrasto con il mondo dei vicoli cittadini circostanti.

Questa esperienza, oltre a darmi la possibilità di uno stabile inserimento fra i partecipanti ai successivi Congressi di diritto romano in Cina (come dirò fra breve), mi ha permesso di creare una rete di conoscenze di docenti e ricercatori cinesi, interessati a questa materia, al di fuori dell’ambito accademico di Pechino, che si è rivelata molto utile per gli sviluppi seguenti dei miei rapporti di collaborazione.

Infatti, dopo aver vinto in Italia i concorsi per professore associato (1998) e professore ordinario (2000) di diritto romano, la mia nuova e definitiva sede è diventata la Facoltà di Giurisprudenza (ora Dipartimento di Giurisprudenza) dell’Università di Pisa, nella quale mi sono trovato a riprendere, in una posizione accademica nuova, le mie relazioni con i romanisti cinesi.

Lasciando Roma, da un lato, ho voluto intraprendere nuove vie di cooperazione, parallele e complementari a quelle già in corso con l’Università di Tor Vergata (che ho comunque continuato a sostenere per alcuni anni ancora soprattutto nella traduzione in cinese dei testi romani), dall’altro, ho sentito il bisogno di ampliare i temi delle mie lezioni e conferenze in Cina, essendo venuta meno la necessità che io tenessi corsi elementari di diritto privato romano per gli studenti della CUPL, insegnati ormai validamente da giovani professori di quell’Università formatisi in Italia.

In questa nuova realtà un ruolo essenziale va riconosciuto proprio all’amicizia con Xu Guodong, con il quale avevo avuto modo di collaborare per circa due anni (1995 – 1997) a Roma, dopo aver fatto la sua conoscenza in occasione del Congresso di Pechino nel 1994. I suoi molteplici interessi estesi a tutti i campi del diritto romano e la sua profonda curiosità intellettuale sono stati il vero motore sia per farmi allacciare rapporti duraturi con Università cinesi al di fuori di Pechino (visitate prima solo occasionalmente), sia per variare gli argomenti da proporre al pubblico cinese.

Va in primo luogo menzionato l’Accordo di cooperazione concluso tra la Facoltà giuridica pisana e la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università centro – meridionale di Scienze Politiche (in seguito Economia) e Giurisprudenza di Wuhan, promosso da Xu Guodong mentre era in servizio presso quell’Ateneo, che avevo visitato una prima volta nel 1997. Grazie a questo Accordo, durato dal 2000 al 2008, sono stato invitato a svolgere lezioni e conferenze per tre volte negli anni 1999, 2001 e 2005, le ultime due insieme ad altri colleghi di Pisa.

Questa nuova collaborazione ha influito anche sui temi trattati, che si sono allargati dal solo diritto romano in sé considerato alla sua influenza nella tradizione giuridica occidentale successiva, con approfondimenti sulla centralità del ruolo del contratto rispetto allo status nelle relazioni civilistiche, sulla formazione della nozione moderna di diritto civile muovendo da quella di ius civile, sul rapporto tra religione e diritto e sulla penetrazione dei principi romani nelle codificazioni civili italiane preunitarie.

Naturalmente, oltre agli aspetti accademici, non posso tacere l’impatto sul piano personale delle visite alla città di Wuhan. Indimenticabile è stata la prima, nel 1997, quando sono arrivato in piena notte dopo oltre tre giorni di navigazione lungo il fiume Jiang (prima della costruzione della nuova diga) con un battello di linea: ancora sono impresse nella mia memoria la massa di persone salite e scese ad ogni fermata, l’arrivo al porto fluviale alle tre di mattina, le urla dei tassisti in cerca di clienti, il mio disorientamento iniziale e la salvezza costituita dalla presenza di Xue Jun (diventato poi anch’egli amico e collega universitario prima a Wuhan e poi a Pechino) con il cartello dove era scritto il mio nome, l’entrata nel campus quasi all’alba; e poi la grandezza della città e del suo fiume, la vita dei cinesi del sud, con i loro mercati, ristoranti e negozi così diversi da Pechino e non ancora standardizzati, i vecchi edifici delle legazioni straniere con i quartieri ad esse riservati, le pagode, i templi.

Le visite successive, avvenute a scadenza quasi regolare, mi hanno fatto vedere in modo tangibile le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato la realtà cinese di una “città di provincia”, a seguito del gigantesco sviluppo economico. Il campus universitario mi è apparso ogni volta più ingrandito da strutture nuove (biblioteche, aule per le lezioni, alloggi per gli studenti, uffici) ed abbellito con l’incorporazione di alcuni laghetti e relativi parchi; il centro di Wuhan è risultato enormemente cresciuto in senso verticale con la costruzione di decine di grattacieli; si sono aperti un’infinità di nuovi centri commerciali, negozi e ristoranti, con la quasi totale scomparsa di quelli visti la prima volta e dei mercati tradizionali. Insomma, ho avuto la fortuna di vivere “in diretta” i successi della “Tigre cinese”!

A partire dal 2001, poi, si è avviato un intenso lavoro congiunto con la Law School dell’Università di Xiamen, dove nel frattempo si era trasferito Xu Guodong, fondando l’Istituto di diritto romano e la sua rivista Annali di diritto romano e diritto civile moderno. Mi è stato così possibile parlare più volte (oltre al 2001, anche nel 2004, 2008 e 2012) agli studenti e docenti di questa Università, con un’estensione dei temi affrontati al diritto pubblico romano, al diritto bizantino ed alla sua posizione nella tradizione giuridica europea e ad alcune recenti codificazioni civili di stampo romanistico (quella del Brasile del 2002), senza però tralasciare argomenti di diritto lato sensu commerciale, come alcune normative sulle banche romane e sulle origini della protezione dei contraenti con i negotiatores (imprenditori) romani. Il lavoro così proficuamente impostato è sfociato a maggio 2013 nella firma di un Accordo di cooperazione fra questa Istituzione (la Law School di Xiamen) ed il Dipartimento di Giurisprudenza di Pisa, destinato negli auspici ad ulteriori e più grandi risultati.

Anche a Xiamen ho avuto modo di sperimentare la vita di un porto di mare aperto da sempre ai traffici commerciali. Più che dalle manifestazioni dello sviluppo economico (grattacieli, strade e ponti avveniristici, centri commerciali, treni ad alta velocità), che ho visto rapidamente aumentate in ogni mia visita, sono stato colpito dall’esotismo dei luoghi e dalle vestigia di quella che, nell’immaginario occidentale, doveva essere la “vecchia” Cina. è difficile spiegare l’insieme di sensazioni che ho provato e sempre provo a Xiamen quando ammiro le coste frastagliate, l’infinità di isole piccole e grandi con tante baie ed insenature piene di ogni tipo di imbarcazioni, quando nuoto nel mare dal colore così poco attraente (generalmente è marroncino anche dove non è inquinato), ma con acque tiepide e pescose e maree molto accentuate, quando passeggio nel campus o sulle spiagge con ricca vegetazione tropicale o cammino nelle vie dell’isola delle antiche legazioni internazionali in cui non sono ammessi veicoli a motore, quando mi godo la pace del tempio buddista, proprio accanto all’Università, con le preghiere dei monaci, il suono delle campanelle ed il fumo dell’incenso. Inevitabilmente penso a come doveva essere vivere là cento o centocinquanta anni fa ed all’impressione che subivano gli stranieri quando arrivavano.

Tornando alle tematiche del mio insegnamento in Cina, un’ulteriore direzione è stata quella dell’approfondimento di argomenti inerenti al campo dei diritti reali, soprattutto in tema di utilizzo dei fondi agricoli ed urbani nell’esperienza romana. Ciò è avvenuto negli anni precedenti e successivi all’approvazione (nel 2007) della Legge cinese sulla proprietà e i diritti reali, dopo una lunga e travagliata gestazione, e l’impulso ad approfondire questi argomenti è nato proprio in seguito alle vivaci discussioni che ne hanno accompagnato l’approvazione. A tale ambito, infatti, è sempre stata riservata una sezione degli altri tre Congressi internazionali sul confronto tra diritto romano e diritto cinese (tradizionale e moderno), organizzati a Pechino nel 1999, 2005 e 2010, dopo il felice esito di quello del 1994, cui ho accennato sopra.

Infine una serie di argomenti estemporanei, come quelli relativi ai fondamenti romanistici del diritto penale e processuale penale italiani moderni ed alle garanzie personali del debitore, si collegano a due attività di insegnamento di carattere particolare, fatte nel 2002 e nel 2010, all’interno di corsi specificamente rivolti, rispettivamente, a Procuratori popolari della R.P.C. e a giovani docenti cinesi di diritto romano.

Quanto detto mi auguro che possa spiegare ai benevoli lettori la varietà dei temi affrontati e l’assenza di un preciso filo logico tra linee di indagine trattate, che non sia il riferimento al diritto romano ed alle sue molteplici manifestazioni. La mia speranza resta sempre quella di aver contribuito, anche di poco, ad un approfondimento del dialogo sino – italiano per una loro migliore comprensione.

 

 

Pisa, 2 settembre 2013

Aldo Petrucci

 

 

 

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